"Buongiorno, oggi è domenica 19/05/2024 e sono le 2:00" icon cartoon elit

Elit-Credit

  • E-Lit recupero crediti rilassatevi ci pensiamo noi!

260 - <p>Tutelare un credito significa porre in essere tutte le attività necessarie affinché la legittimapretesa del Creditore trovi la sua naturale soddisfazione ed il Debitore adempia regolarmente alleobbligazioni contrattuali. Su tali premesse il servizio ...</p>
<span>Il decreto legislativo fiscale di fine anno è stato ritirato. Ma le problematiche si ripresenteranno. </span><span>Utile quindi ragionare sulla ratio del provvedimento e sulle possibili conseguenze economiche e di reputazione per il paese. </span>La questione dell’abuso del diritto e le altre misure discutibili. IL DECRETO SUL PENALE TRIBUTARIO<span> </span><span>Il decreto legislativo sul diritto penale tributario ha suscitato forti polemiche, tanto che il Consiglio dei ministri sarà chiamato a una nuova deliberazione. Tuttavia, al di là delle polemiche, sembra utile </span>ragionare sulla ratio del provvedimento e sulle sue possibili conseguenze economiche<span>. Secondo la teoria di base sull’evasione fiscale, l’entità e la certezza delle pene rappresentano un importante, anzi irrinunciabile, elemento di deterrenza nei confronti dei potenziali evasori. Se la sanzione, anziché solo pecuniaria, è anche penale e detentiva, l’effetto di deterrenza è ovviamente maggiore. </span><span>Nella situazione italiana attuale la percezione del cittadino comune nei confronti della normativa penale tributaria non è certo quella di un eccesso di severità; i detenuti per evasione fiscale (se esistono) non sono certo tanti da contribuire all’affollamento delle carceri. Quindi, l’attesa del cittadino comune non appare certo a favore di una generale depenalizzazione. </span><span>È vero che in un paese ad alto tasso di illegalità fiscale bisogna evitare il rischio di ingolfare i tribunali con decine di migliaia di processi per evasione fiscale anche di modeste dimensioni, ma a questo fine è sufficiente prevedere limiti di punibilità adeguati e differenziati in base alla gravità del comportamento. </span><span>Comunque,</span> è evidente che in questa materia sarebbe auspicabile una certa severità<span> che, a rigor di logica, non dovrebbe essere inferiore a quella che si applica in altri paesi. </span>DEPENALIZZAZIONE GENERALIZZATA<span>Il decreto nella formulazione uscita dal Consiglio dei ministri prevede invece una </span>generale depenalizzazione di tutti i reati tributari<span>. </span><span>La prima questione che viene affrontata è quella del cosiddetto </span>abuso del diritto, cioè dell’elusione fiscale,<span> che viene totalmente depenalizzato (e a furor di popolo!). Se si guarda ai modelli degli economisti, in verità non è possibile riscontrare una differenza analitica tra evasione ed elusione fiscale: in ambedue i casi il contribuente evita di pagare le imposte dovute o violando direttamente la legge o schivandone sapientemente l’applicabilità. La sostanza non cambia; e infatti, non a caso, l’elusione viene definita </span>“l’evasione dei ricchi”<span>. </span><span>Naturalmente da un punto di vista giuridico si può sostenere che l’evasione è illegale e l’elusione no, ma questo è proprio l’argomento utilizzato dalle grandi multinazionali di internet nelle audizioni presso il Congresso americano per giustificare il fatto di non pagare praticamente imposte: “noi facciamo quello che le leggi dei diversi paesi ci consentono”. </span><span>Vi è quindi una certa contraddizione tra la decisione di depenalizzare tali comportamenti e al tempo stesso sostenere gli sforzi dell’Ocse e del G20 per venire a capo dell’elusione fiscale internazionale. </span>LE MISURE DISCUTIBILI<span>Ma al di là dell’abuso del diritto che si esprime compiutamente nella eliminazione della “falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie” come fattispecie di reato, </span>vi sono numerose altre misure inquietanti nel decreto:<span> </span>1)<span> Viene introdotto il </span>limite di 1000 euro per la punibilità del reato<span> di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture false o simili, come se da un punto di vista logico in una ipotesi del genere l’ammontare potesse avere una qualche rilevanza. </span>2)<span> Si </span>depenalizzano<span> tutte le operazioni di simulazione, interposizione di persona (giuridica) e frodi finanziarie, mediante uso di derivati, strumenti finanziari ibridi, eccetera, richiedendo a questo fine che esse abbiano dato luogo </span>“a flussi finanziari annotati nelle strutture contabili”<span>. Cioè sempre. Si vanificano quindi gli effetti penali di molte operazioni poste in essere dalle banche negli anni passati. </span>3)<span> Si </span>alzano le soglie di non punibilità <span>da 50 a150mila euro con finalità deflattive dei processi, ma </span>depenalizzando di fatto evasioni fino a 3-400mila euro<span> di base imponibile, il che sembra eccessivo. </span>4)<span> Si stabilisce la </span>non punibilità della dichiarazione di costi non inerenti alla attività dell’impresa<span>, e cioè della pratica molto diffusa di imputare come costi consumi personali o familiari del contribuente. </span>5)<span> Ci si </span>dimentica<span> di inserire tra i reati punibili l’ipotesi di </span>omessa dichiarazione da parte dei sostituti di imposta.6)<span> Si introduce una </span>franchigia del 3 per cento del reddito dichiarato<span> (e analogo limite per l’Iva) per la punibilità di tutti i reati, vanificando l’intero sistema delle soglie di esclusione su cui è costruito il decreto che così diventano inutili e di fatto variabili in base al reddito dei contribuenti (maggior reddito, maggiore possibilità di evasione). </span>7)<span> Si </span>elimina la possibilità del raddoppio dei termini di accertamento per i casi di frode fiscale<span>, con il rischio di una perdita di gettito immediata (e poi permanente) di molti miliardi in quanto verrebbero vanificati moltissimi accertamenti.</span><span>In sostanza, sembra che </span>il decreto faccia proprio un sentimento<span> fortemente radicato in alcuni strati (minoritari, ma influenti) della opinione pubblica </span>in base al quale l’evasione fiscale<span> può anche essere perseguita, ma comunque</span> non può essere considerata un reato<span>, e non può essere equiparata ai comportamenti lesivi della proprietà privata (furto, rapina, eccetera): la vittima è lo Stato, che diamine! </span>IL RIMPALLO DI RESPONSABILITÀ<span>Infine, è inquietante il fatto che la responsabilità delle modifiche al testo originario preparato da una Commissione presieduta da Franco Gallo, rimbalzi tra il Tesoro e Palazzo Chigi. I</span><span>l ministero responsabile della formulazione del provvedimento e della sua presentazione al Consiglio dei ministri è infatti quello dell’Economia e delle finanze (di concerto con la Giustizia). Se il testo uscito dal Consiglio dei ministri è stato modificato, delle due l’una: o il ministro dell’Economia era d’accordo, o (ipotesi più grave) né lui né i suoi collaboratori si sono accorti che il testo era stato cambiato. </span>In conclusione, speriamo che superato lo sconcerto attuale si possa tornare a una soluzione equilibrata.<span> Infatti non va dimenticato che la reputazione del nostro paese e del nostro sistema economico all’estero non dipende soltanto dalla maggiore o minore flessibilità del mercato del lavoro, ma anche, e soprattutto, dal grado di legalità (o illegalità) prevalente nel sistema: evasione fiscale, corruzione, bilanci falsi, malavita organizzata rappresentano handicap molto gravi per l’Italia. </span><span>Dare l’impressione di allentare le misure di controllo anziché inasprirle è molto pericoloso.</span>

1 giugno 2014

SE L'EVASIONE NON E' UN' REATO

Il decreto legislativo fiscale di fine anno è stato ritirato. Ma le problematiche si ripresenteranno. Utile quindi ragionare sulla ratio del provvedimento e sulle possibili consegue...

Arriva €STR, inizia la rivoluzione dei tassi interbancari. Poi toccherà a quelli sui mutui   <em>La Bce ha pubblicato il nuovo indicatore sul quale si basano i contratti derivati. Dal 2022 sarà la volta dell'Euribor. Per chi ha un contratto di finanziamento non ci dovrebbero esser scossoni, ma maggiore stabilità e trasparenza</em> <em> </em> Oggi la Banca centrale europea ha pubblicato per la prima volta il riferimento €STR (Euro Short-Term Rate), che si basa - a differenza del predecessore Eonia - sugli scambi effettivamente avvenuti sul mercato interbancario. In poche parole, fotografa il costo della liquidità che le banche hanno pagato per ricevere denaro in operazioni di durata brevissima (<em>overnight</em>). Si riferisce al giorno prima per le operazioni con controparti finanziarie di taglia superiore al milione di euro. In linea con le attese di Unicredit, il tasso si è attestato a -0,549%, poco sotto dunque il tasso sui depositi (-0,5%) appena ritoccato dalla Banca centrale europe

30 settembre 2019

Arriva €STR, inizia la rivoluzione dei tassi interbancari

Arriva €STR, inizia la rivoluzione dei tassi interbancari. Poi toccherà a quelli sui mutui   La Bce ha pubblicato il nuovo indicatore sul quale si basano i contratti derivati. Dal 2022 sarà la vol...

  Unicredit, in arrivo cessione da 1,75 miliardi di crediti deteriorati   <em>In attesa del nuovo piano aziendale la banca di piazza Gae Aulenti punta a vendere 1,75 miliardi di euro tra crediti Utp e sofferenze garantite</em> In vista della presentazione del nuovo piano strategico, in calendario a fine 2019, e della scelta del nuovo presidente, Unicredit procede con le operazioni di delevering che riguardano in primis lo smaltimento dei crediti Utp. La banca di piazza Gae Aulenti vuole finalizzare a settembre la cessione di un portafoglio di <em>unlikely to pay </em>da 1 miliardo di euro (valore nominale). L’operazione è stata battezzata dall’ad Jean Pierre Mustier “Project Dawn”. Al pacchetto di inadempienze probabili si aggiunge anche un portafoglio da 750 milioni di sofferenze garantite (“Project Matera”). Le operazioni risultano in linea con la strategia di contenimento del rischio annunciata da Unicredit nei mesi scorsi. Secondo gli analisti di Mediobanca Securities la cessione di 1,75 miliardi di crediti deteriorati “ridurrebbe l’Npe ratio lordo di 0,2 punti base, dal 7% riportato ad agosto 2019 al 6,8%”. Nel secondo trimestre del 2019 le esposizioni creditizie deteriorate lorde di Unicredit sono scese di 8,2 miliardi anno su anno, di cui 2,1 miliardi grazie alle cessioni nel periodo aprile-giugno, mentre l’Npe ratio si è attestato al 7% (-1,8 punti base, anno su anno). “La cessione di crediti Utp e di crediti inesigibili” commentano gli analisti di Banca Imi “ridurrebbe lo stock di crediti deteriorati della divisione <em>non core</em> al di sotto di 14 miliardi di euro, coerentemente con la <em>guidance</em> della banca che prevede esposizioni non performanti lorde a 10 miliardi di euro entro la fine dell’anno”. Un traguardo che supererebbe di gran lunga l’obiettivo  dei 14,9 miliardi previsti in origine dal piano aziendale 2017-2019 della banca.

30 settembre 2019

Unicredit, in arrivo cessione da 1,75 miliardi di crediti deteriorati

  Unicredit, in arrivo cessione da 1,75 miliardi di crediti deteriorati   In attesa del nuovo piano aziendale la banca di piazza Gae Aulenti punta a vendere 1,75 miliardi di euro tra crediti Utp e...

Addio contante? Un italiano su 2 non è pronto Se il governo spinge a favore dei pagamenti digitali per la lotta all'evasione fiscale, gli italiani però non sono pronti a dire definitivamente addio a banconote e monete. Stando ad una indagine commissionata dalla piattaforma Facile.it, almeno 1 italiano su 2, pari cioè al 50,1%, vale a dire 22,4 milioni di cittadini non è ancora in condizione di fare 'il passo digitale'.   Meno propense a questo cambiamento sono risultate essere le donne: tra loro addirittura il 58,4% sì è dichiarato non ancora pronto a rinunciare del tutto al denaro fisico, contro il 41,4% registrato nel campione maschile. Dal punto di vista anagrafico, invece, sono i più giovani ad essere maggiormente preparati ad affrontare questo passaggio: nella fascia tra i 18 e i 24 anni il 62% dei rispondenti ha dichiarato di essere ormai pronto a usare solo la moneta elettronica.  Un dato inaspettato emerge invece dall’analisi delle risposte su base territoriale; i meno propensi ad abbandonare il denaro contante sono risultati essere i residenti nelle regioni del Nord-est e del Nord-ovest, aree dove, rispettivamente, il 52,4% e il 51% dei rispondenti hanno dichiarato di non essere pronti, mentre nelle regioni del Sud e del Centro Italia il fronte dei “no” scende al 49%. 

1 ottobre 2019

ADDIO CONTANTE

Addio contante? Un italiano su 2 non è pronto Se il governo spinge a favore dei pagamenti digitali per la lotta all'evasione fiscale, gli italiani però non sono pronti a dire definitivamente addio a b...